LA MOSTRA DI PITTURA DI POMPEO MOLFETTA. La recensione di Giovanni Avasto

Quadro di Molfetta

Non sono un critico d’arte e, in verità, non vorrei neanche esserlo. Sono un pittore, ma soprattutto sono un amante dell’arte, che va in giro per i musei emozionandosi davanti ai capolavori dei grandi maestri.

Sulla base di questa premessa proverò a scrivere qualcosa sui dipinti di Pompeo Molfetta partendo da alcune considerazioni pittoriche. Intanto i suoi dipinti, dal punto di vista cromatico e tonale, sono coerenti, rivelano la padronanza di uno stile già unico e affascinante. Pompeo non è mai descrittivo o simbolista, gli bastano i colori e le forme per creare suggestioni ed emozioni senza mai scadere nel banale.

I suoi colori sono il risultato di una forza creatrice sorprendente che riesce a trascinarti in una interiorità profonda ed enigmatica che le parole non possono descrivere.

Conosciamo tutti Pompeo Molfetta, sa essere anche oratore, ma sa tenere gelosamente nascoste le sue emozioni. Neanche con la pittura si spoglia completamente: ti fa entrare in un mondo interiore, che però ha un aspetto provocatorio ed enigmatico che può dare risposte solo a chi vuol vedere.

Tornando alla sua pittura, siamo d’accordo che suscita emozioni grazie alla sua capacità di stendere ogni pennellata al posto e con l’intensità giusti. Anche gli sfondi vibrano, partecipando alle danze emozionali.

Nei suoi dipinti sono deliziosi i lampi di bianco. Se ti soffermi e guardi più in fondo ti rendi conto che quella macchia di bianco è una testa, quell’altra un braccio e quell’altra ancora una donna che soffre, ma le figure non prendono mai il sopravvento sulla composizione.

Pompeo Molfetta vive e ha bisogno dell’arte. La pittura, la scultura, la narrativa, la musica, il teatro fanno di lui un grande artista, e l’aggettivo non è messo a caso.

Mesagne, 24/9/2025 (Gianni Avasto)

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