I «Cantacunti» e quelle voci della Memoria

In occasione della giornata della memoria del 27 egnnaio 2017 l’Associazione Di Vittorio Mesagne organizza l’evento «Per non dimenticare: voci della Memoria», il giorno prima sulla Gazzetta del Mezzogiorno scrivono:

” Domani pomeriggio alle 18,30 a Mesagne nella sede dell’Associazione «Di Vittorio» in via Castello ed in occasione della Giornata della Memoria i «Cantacunti», propongono «Per non dimenticare: voci della Memoria» cioè canti e brani per ricordate, tratti da «Il Silenzio dei vivi» di Elisa Springer e realizzati da Gianni Vico con i «Cantacunti», appunto. «La nostra voce e quella dei nostri figli, devono servire a non dimenticare a non accettare con indifferenza e rassegnazione, le rinnovate stragi di innocenti. Bisogna sollevare quel manto di indifferenza che copre il dolore dei martiri (…)», sono le parole di Elisa Springer poste a presentazione dell’evento, parole a cui fanno seguito queste: «È un dovere verso i milioni di ebrei “passati per il camino”, gli zingari, figli di mille patrie e di nessuna, i Testimoni di Geova, gli omosessuali, e verso i mille e mille fiori violentati, calpestati e immolati al vento dell’assurdo».

Dopo i saluti del presidente dell’Associazione, Cosimo Faggiano e dopo una breve introduzione del collega Angelo Sconosciuto saranno i «Cantacunti» a far riflettere Gianni Vico (voce e chitarre), Maria Rosaria Coppola (Voce, voce narrante), Roberto Bascià (Mandolino, chitarra), Antonio Libardi (flauto). «“Mai più”, ripetiamo a noi stessi quando ripercorriamo con la mente i tristi momenti della Shoah, consapevoli che quell’abominio è stato un evento unico ma non irripetibile – si legge in un testo dei “Cantacunti” -. Non dobbiamo però trasformare in un vuoto slogan, in un banale augurio per i posteri, quello che è e dovrà per sempre essere, l’ordine imperativo che l’Umanità deve impartire a se stessa. ”Mai più”, è il comando a essere vigili nella Memoria per rammentare che tutto ciò che avvenne fu il frutto, lentamente maturato, di un’insana pianta le cui radici, purtroppo, non sono mai state estirpate». E ancora: «Non dobbiamo avere timore di ricordare, anzi, la Memoria di ciò che è stato, deve renderci consapevoli che l’intolleranza, l’odio, la xenofobia, non hanno abiti propri e sanno camuffare il proprio aspetto rubando i panni anche ai nostri atteggiamenti quotidiani. La Memoria ci insegna che nulla è ineluttabile e che tutto può essere evitato, perciò noi dobbiamo custodirla ed impedire che essa sia umiliata da chi la nega, arrecando offesa alla storia, così come la Shoah arrecò offesa all’uomo e a Dio». Non solo: «La testimonianza dei sopravvissuti è Memoria da tramandare, da preservare dall’oblio e dal silenzio … dal silenzio soprattutto, l’indifferente e colpevole silenzio che uccide ancora i morti e schiaccia i vivi. Costruire una cultura della Memoria, significa sconfiggere quel silenzio, significa individuare ogni possibile metodo e strumento di comunicazione che impedisca lo spegnersi delle voci di coloro che, sul braccio e nell’anima hanno portato tatuato il codice identificativo delle barbarie». E si conclude: «La musica, il canto, le immagini, sono potenti mezzi di comunicazione, sono strumenti che possono e devono tramandare le voci della Memoria. Sono, oggi come ieri, gli strumenti del mestiere dei Cantastorie. Cantastoriare la Shoah, raccogliere le voci della Memoria dagli scritti e dalle vite di coloro che, con coraggio e dolore, hanno voluto testimoniare, è un modo diverso ma, l’unico conosciuto dal Cantastorie, di dichiarare il proprio impegno … di gridare “Mai più!!!”».
(26 gennaio 2017) ”

 

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