Brindisi e Cerano negli anni ’70 e il sublime dilettante Tarantini.

Incontro l’allora sublime dilettante Tarantini nell’occasione di Brindisi e Cerano. Frammenti visivi
degli anni Settanta, la mostra organizzata dall’Associazione G. Di Vittorio di Mesagne che porta
finalmente in Puglia e in Provincia di Brindisi un lavoro così importante e storicizzato sul territorio
del capoluogo salentino del noto fotografo, in un percorso visivo nella memoria e nell’identità della
regione natia.
L’esponente della fotografia italiana che sarebbe diventato, è qui autore in nuce, acuto e
intraprendente.
Sono gli anni in cui la partecipazione ai profondi mutamenti della vita sociale, l’impegno politico e
gli interessi intellettuali portavano Tarantini ad affacciarsi all’esistenza con curiosità, passione e
trasporto. Generosità d’animo che lo porterà, negli anni, a moltiplicare le visioni, frequentare
differenti generi fotografici – dal reportage antropologico alla documentazione poetico-critica, fino
a spingersi fino all’ambiguità tra realtà e finzione – e contribuire alla stesura della fenomenologia
dei linguaggi, con oltre 40 anni di lavori.
Erano gli anni ’70 e in Tarantini era già presente l’attenzione agli aspetti marginali dei luoghi che
abitava e del contesto in cui viveva. I soggetti delle sue fotografie erano sotto gli occhi di tutti,
tuttavia lui per primo li colse, testimoniando che la documentazione fotografica determina
l’esistenza di un luogo.
Dalla fotografia diretta del reportage Quartieri degradati a Brindisi, l’indagine si sposta sulla
documentazione del paesaggio in Cerano. Interesse mai sopito, nonostante l’autore sia migrato nel
’73 a Milano dove vive e lavora. Testimone del tempo, infatti, Tarantini ha continuato a viaggiare e
documentare negli anni le trasformazioni del territorio pugliese e, in particolare, salentino – la sua
terra del ritorno -, offrendo la possibilità di riflettere sulla nostra memoria e identità, e sulle nostre
esistenze in Meridione, attraverso l’iconografia di un luogo affascinante, ricco, magnetico come le
contraddizioni che lo identificano.
Un’operazione iniziata attraverso le opere esposte in questa mostra e già talmente matura che gli
valse l’inizio di una lunga e pregiata carriera.
Riproporre qui e ora questi importanti lavori giovanili di Tarantini è un segno non solo del fermento
intellettuale e organizzativo intorno alla fotografia come ricerca artistica e culturale che coinvolge il
nostro territorio, ma anche dell’attenzione che le nostre Associazioni culturali e Istituzioni
pubbliche rivolgono finalmente al fenomeno fotografia, fuori dai vecchi stereotipi dilettanteschi per
aprirsi alle consolidate esperienze nazionali.
Come sostiene l’autore in occasione di questo evento, la mostra a Mesagne può essere davvero un
momento di riflessione sul nostro passato e sul nostro futuro.

Azzurra Peragine

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