CERCARE LAVORO NEGLI ANNI 60.

Nei primi anni sessanta del secolo scorso , per un diplomato nautico, non era per niente facile poter trovare lavoro sulle navi mercantili. Alle richieste telefoniche o scritte, le Compagnie di Navigazione, molto ma molto raramente, rispondevano- Per coloro che abitavano nelle vicinanze o proprio nelle grandi città portuali , tipo Genova, Venezia, Napoli, Trieste oppure Palermo ove stavano le sedi delle grosse Società, uno aveva un po’ di vantaggio, perché era facilissimo recarsi e chiedere se esistevano possibilità d’imbarco e magari trovare l’occasione giusta, ma per quelli del Sud, o dell’entroterra era molto più difficile.
Allora, l’unica possibilità consisteva di munirsi di un po’ di denaro e recarsi a Genova, ove avevano sede le più grandi Compagnie di Navigazione, iscriversi agli Uffici Gente di Mare e mettersi a TURNO. Così, le mattine quando venivano effettuate le CHIAMATE per gli imbarchi, si attendeva con ansia che facessero il tuo nome. Come te, c’erano là vicino, decine e decine di marittimi di vari gradi e mansioni, anch’essi in attesa di un’eventuale “chiamata” per imbarcare su navi mercantili italiane. I “ fortunati” di turno si rallegravano moltissimo; non importava loro come si chiamava o dov’era la nave, ma il sapere che, finalmente, potevano lavorare e mandare dei soldi alle famiglie. La situazione economica, allora, non era per niente florida.
La mattina, dopo la Chiamata, con la speranza che andasse meglio alla prossima, non è che uno si stava fermo, ma, munito di tanta pazienza , si incamminava verso le sedi delle varie Società di Navigazione di cui era venuto a conoscenza, un po’ spulciando gli elenchi telefonici ed anche dai “suggerimenti” avuti da altri marittimi con i quali si scambiavano le informazioni che riguardavano i nostri casi; e si andava a chiedere se avevano bisogno di qualcuno con le sue caratteristiche, per il mio caso come Allievo Ufficiale.
A volte, in alcuni uffici dove ci si presentava, non ti facevano nemmeno entrare o non ti ascoltavano nemmeno, ma in tanti altri ti dicevano di riempire dei moduli e che, in caso di bisogno, avrebbero chiamato, o di ripassare dopo qualche giorno. In altri ti davano qualche remota speranza ed a volte si trovavano anche persone, sempre addette al personale navigante un po’, direi, più umane e generose, che ti suggerivano se conoscevi qualche deputato o altro importante Politico, che potesse dare una “ SPINTA” alla domanda d’imbarco. Presso alcune di queste Società ti “consigliavano” di farsi dare “ raccomandazioni” di qualche Vescovo o magari
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Cardinale, perché’ erano tenuti molto in considerazione; forse la Compagnia in oggetto apparteneva al Vaticano o questo avesse delle “ Azioni” in essa. Così si trascorreva la giornata e la sera si aveva i piedi gonfi per i tanti passi fatti.
Passando i giorni ,si creava una certa confidenza con altri marittimi incontrati nelle mattine precedenti. Alcuni ti suggerivano qualche altra pensione a minor costo; oppure dove andare a pranzo o a cena dove il pasto era migliore e si spendeva di meno. A volte si andava insieme, presso le sedi delle Compagnie di Navigazione. Capitava anche che, quello che ti si affiancava, sapesse appena firmare, ma poi non riusciva nemmeno a compilare il “ questionario” che l’addetto al personale della Società ti dava. Si poteva supporre che ti faceva compagnia appunto per questo motivo, ma tu, appena ventenne, essendo SOLO, ne eri ugualmente contento, almeno avevi l’opportunità di scambiare qualche parola e magari pure di farti più coraggio, e continuare ad andare avanti e sperare in meglio.
Nel frattempo si conoscevano altre persone, con lo stesso problema. Confidenze e chiacchiere varie, si veniva a sapere che a Piazza Banchi, presso un Bar, si poteva incontrare un meridionale che era un REFERENTE di svariate Compagnie di Navigazione che avevano navi, addirittura delle flotte, che, per aggirare le tasse, battevano bandiera straniera ( cosiddette bandiere OMBRA, in quei tempi, la maggior parte erano Liberiane o panamensi ) e che poteva esserti di qualche aiuto.
Una mattina, subito dopo essere stati all’Ufficio gente di mare per la “chiamata” giornaliera, insieme a Carmelo, un marittimo di Pozzallo, ci incamminammo verso questo Bar, passando per Via Pré, allora frequentatissima di gente di varie etnie e ultra piena di negozi di ogni genere.
Fu Carmelo a presentarmi al Signor Cosma, una persona sulla sessantina, un po’ robusto, occhi neri e vivaci, che ti scrutavano con molta attenzione e sembravano quasi fotografarti. Dopo averci scambiato qualche informazione, tra un caffè ed una sigaretta, mi chiese alcune notizie sul mio conto. Già da tempo avevo fatto delle copie dei dati che potevano servire e che portavo sempre con me e gliene consegnai una. Senza nemmeno leggere quello che avevo scritto, si mise in tasca il foglio con fare noncurante e continuammo per qualche altro minuto a chiacchierare. Ricordo che mi chiese soltanto da quale paese venivo e di passare ogni tanto dal Bar. Essendo nel frattempo arrivato un altro “ cliente? “, non prestò più attenzione a noi.
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Non nascondo che, allontanataci, dissi a Carmelo che ero un po’ deluso di questa accoglienza. Mi rispose che Cosma era fatto così e di non stare a preoccuparmi più di tanto. L’indomani cambiai pensione ed andai in quella ove stava Carmelo, perché costava ancora di meno ed era quasi tutta frequentata da marittimi.
La mattina ed anche il pomeriggio, passavamo dal Bar vicino Piazza Banchi e trovavamo il Signor Cosma con la sigaretta sempre pendente dalle labbra; abbastanza accurato nel vestire, giacca, cravatta e camicia pulita e stirata, poggiato al bancone del bar a chiacchierare con i vari clienti o avventori, ma il suo sguardo era quasi sempre rivolto alla porta e se notava qualcuno che conosceva, di solito faceva dei cenni, per dire di aspettare oppure che poteva andare via. Qualche volta lo sentivi dire che stava “maturando qualcosa” e questo dava coraggio all’interlocutore. Con mia somma sorpresa, nel pomeriggio di appena tre giorni le nostre presentazioni, mi disse di presentarmi l’indomani mattina, presso il tale indirizzo, munito di Libretto di Navigazione, tesserino delle vaccinazioni e Carta d’identità. Si può immaginare la gioia che provai, anche perché, i pochi soldi che mio padre mi aveva dato alla partenza da casa, si stavano esaurendo ed avevo una “ profonda vergogna” di chiederne altri. Quella notte quasi non dormii.
La mattina mi presentai alle otto in punto nell’Ufficio della Compagnia ove avevano già alcuni miei dati anagrafici. Riempii un questionario e ricevetti dei fogli da presentare ad un dottore per la visita medica ed un altro per presentarmi all’Ufficio Igiene e Sanità, presso la Capitaneria di Porto per alcune altre vaccinazioni. Su questi fogli lessi che la nave dove sarei imbarcato si chiamava “STAR LAKE” ed era un Liberty americano. Sbrigato il tutto, tornai all’Ufficio della Società, e mi dissero di ripassare nel pomeriggio. Così feci e ricevetti un Buono per un ristorante-albergo nelle vicinanze della stazione ferroviaria ed un biglietto ferroviario per partire il giorno dopo per Augusta, in Sicilia. Mi dissero altresì che in albergo avrei incontrato il Signor Sorrentino che imbarcava in qualità di 2ndo Ufficiale di Macchina sulla stessa nave.
Subito mi recai a salutare il Signor Cosma e ringraziarlo come potevo e con la promessa di rivederci . Mi augurò Buona Fortuna e di non stare a preoccuparmi. Ebbe così la mia indipendenza economica e la mia vita da MARITTIMO.
( ricordi di Giovanni CAZZATO )

 

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