«Un paio di occhiali» Nunzia Antonino

Sulla Gazzetta del Mezzogiorno il 29 Marzo 2017 scrivono:

“Domani alle 18.30 lettura- omaggio ad Anna Maria Ortese a più di 100 anni dalla nascita della grande scrittrice.

Presso la sede dell’Associazione «Giuseppe Di Vittorio» a Mesagne, Nunzia Antonino – con la cura di Carlo Bruni – leggerà il racconto «Un paio di occhiali», tratto dalla raccolta «Il mare non bagna Napoli» (Einaudi 1953 – Premio Viareggio).

L’iniziativa, organizzata dall’Associazione «G. Di Vittorio», è promossa dalla Regione Puglia, Assessorato all’Industria Turistica e Culturale in collaborazione con l’Associazione «I Presìdi del Libro» ed intende rendere il dovuto omaggio ad Anna Maria Ortese (Roma 1914 – Rapallo 1998), la scrittrice italiana che esordì nel 1937 col volume di racconti «Angelici dolori», che parvero richiamarsi al «realismo magico» di Massimo Bontempelli. Ma le opere successive (L’infanta sepolta, 1950; Il mare non bagna Napoli, 1953, premio Viareggio; I giorni del cielo, 1958; Silenzio a Milano, 1958) rivelarono una tempra narrativa aliena dal gioco cerebrale della poetica novecentista: «a metà fra il saggio e il racconto – hanno scritto -, questi libri innestano le invenzioni favolose in squarci documentari di estrema esattezza e lucidità». Polemica morale e fantasia trasfiguratrice s’intrecciano ancora nei romanzi successivi: «L’iguana» (1965), «Poveri e semplici» (1967, premio Strega), «Il porto di Toledo» (1975), «Il cappello piumato» (1979), e negli ultimi «Il cardillo addolorato» (1993) e «Alonso e i visionari» (1996). Proprio nel 1996 ebbe a dire: «Io sono una persona antipatica. Sono aliena, sono impresentabile. Sono esigente col mondo, non vorrei che le cose fossero come sono, ma conoscendo del mondo solo le parti infime e dando giudizi che invece riguardano tutto, finisco per sembrare e per essere ingiusta, e così preferisco non parlare. Io sono in contraddizione continua con me stessa. I soli che possono amarmi – aggiunse – sono coloro che soffrono. Se uno davvero soffre sa che nei miei libri può trovarsi. Solo persone così possono amarmi. Il mondo? Il mondo è una forza ignota, tremenda, brutale. Le creature belle che pure ci sono, noi le conosciamo poco, troppo poco» («Linea d’ombra», n. 117, luglio-agosto 1996, pp.13-14).

E domani sera a dere voce alla Ortese sarà Nunzia Antonino attrice, che ha studiato danza e teatro in Italia e nelle scuole d’arte di Varsavia e Parigi: con Daniela Bönsch, Pierre Biland, Jean Claude Penchenat, Giancarlo Sammartano, Guido De Monticelli, Giorgio Albertazzi, Julie Stanzak. Dall’86 ha lavorato con Pagliai Gassman, Antonella Steni, Mario Scaccia, Adriana Innocenti, Mariangela D’Abbraccio, Ferruccio Soleri, Adriana Asti, Giancarlo Sepe, Franco Però, Teresa Ludovico, Micha Van Hoecke e Carlo Bruni. Fra gli spettacoli: le Troiane, Agamennone, Nella Città l’Inferno, Ballando Ballando, Bella e Bestia, Orfeo, Lezioni di Piano, Molto rumore per nulla, I Reduci, Passioni. In questa stagione, in scena, oltre che con Lenòr (Napoli, marzo 2016), con Cenerentola, across the universe, di Michelangelo Campanale, per La luna nel letto (Roma, marzo 2016) e le letture da «Lo scialle andaluso», di Elsa Morante (Brindisi, aprile 2016) e di «Un paio di occhiali» di Anna Maria Ortese. Tra i fondatori dell’associazione culturale «Linea d’Onda», protagonista de «L’anima attesa», medio metraggio di Edoardo Winspeare dedicato a don Tonino Bello, è stata recentemente Medea, nello studio curato da Giuliana Musso e tratto dall’omonimo romanzo di Christa Wolf (Bassano Opera Festival/Lunatica Massa Carrara, luglio 2014), mentre è attualmente impegnata in un’opera di Pirandello ed Eduardo per la regia di Michelangelo Campanale (L’abito nuovo – debutto Bari gennaio 2016), nell’allestimento di un lavoro dedicato a Don Milani (Bottega degli Apocrifi, Manfredonia, aprile 2016) e in quello di un solo tratto da La signorina Else di Schnitzler, la regia di Carlo Bruni e la traduzione di Giuseppe Farese.

Carlo Bruni, infine, lavora in teatro dal ’77, prima come attore (Teatro Studio 3, Magopovero, Valdoca) e dall’85 anche come autore e regista. Premio Scenario e Stregatto, ha diretto il Teatro del Mercato di Perugia, il Kismet e il Piccinni di Bari, il Teatro Rossini di Gioia del Colle. Ha collaborato con le Università di Perugia, Bologna e Bari come formatore e curato la programmazione del capoluogo pugliese, nel corso della prima amministrazione “Emiliano”, di cui è stato consulente per la cultura e la comunicazione. Si è occupato di uno dei più antichi carnevali italiani (Putignano), ha lavorato per il cinema e la televisione, ha fondato «Linea d’Onda», un’associazione di “bonifica culturale” di cui cura la direzione artistica.
(29 marzo 2017) ”

Su Cultura e Spettacoli il 30 Marzo 2017…

«I libri, la scrittura, l’invenzione… sono ricordi e malattie dell’intimo. I libri sono ferite dell’anima. L’ostrica costruisce perle vere, io forse no, le mie sono forse perle false. Però questo so fare. La perla è la malattia dell’ostrica. Scrivere è una malattia; mi costano molto queste cose luccicanti che cerco di costruire».

Queste riflessioni, insieme a tante altre, furono consegnate da Anna Maria Ortese a Goffredo Fofi in una lunga intervista per «Linea d’ombra» nel 1996, due anni prima di morire. E di perle ne ha lasciate la scrittrice e poetessa nata a Roma nel 1914 e morta a Rapallo nel 1998, con Napoli nel cuore, città nella quale si era trasferita ragazzina. Autodidatta, in polemica con il mondo intellettuale dell’epoca che mai la accolse, definita mirabilmente da Pietro Citati «la zingara sognante», Ortese ha firmato, tra gli altri, Il mare non bagna Napoli (1953), L’iguana (1965), Poveri e semplici, del ‘67 che le valse il Premio Strega, Il cardillo addolorato (1993), ed è considerata una delle più grandi scrittrici del Novecento.

A lei, Nunzia Antonino dedica una lettura-omaggio a più di cento anni dalla nascita. L’attrice barese leggerà il racconto «Un paio di occhiali» tratto da Il mare non bagna Napoli, a cura di Carlo Bruni. L’appuntamento è questa sera a Mesagne, nella sede dell’associazione «G. Di Vittorio», alle 18.30, per una iniziativa organizzata dall’associazione «Di Vittorio», e promossa dalla Regione Puglia, assessorato all’Industria Turistica e Culturale, in collaborazione con i Presìdi del Libro.

Antonino, perché la Ortese?

«Perché come lei amo Napoli pur non essendo napoletana, e forse proprio per questo lei è riuscita a cogliere la bellezza e il dolore di questa città e a raccontarli. Mi sento molto simile a lei in questo, infatti non a caso ho scelto di interpretare Eleonora de Fonseca Pimental in Lenòr, forse in un’altra vita sono nata a Napoli».

Perché ha scelto proprio questo racconto?

«Perché è molto teatrale, si presta benissimo ad una trasposizione teatrale o cinematografica. Racconta la Napoli ricca, di via Roma, con questa ragazzina che va a misurarsi gli occhiali in un negozio, quindi si sofferma sui contrasti molto forti che attraversano la città. Tra l’altro apro la lettura con due momenti dedicati proprio alla Ortese, dove recito brani di un’intervista a Fofi pubblicata nel 1996, e anche una pagina di della rivista “Letteraria” con una poesia inedita scritta da lei».

A suo parere cosa può trasmettere una lettura del genere agli uomini e alle donne di oggi?

«Può trasmettere moltissimo perché racconta quello che stiamo vivendo ancora adesso. Il dilemma tra la cecità dalla quale siamo afflitti e invece il dovere di vedere ciò da cui siamo circondati, è uno dei problemi dei nostri giorni, soprattutto al Sud, dove questo contrasto fa parte del nostro essere».

Intanto in cos’altro è impegnata in questo periodo?

«Ho tanti progetti che continuano o in cantiere. Intano sono reduce dal successo della tournée romana di Lenòr e durante uno degli spettacoli è venuto a vederci il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia, che ci ha invitato ad andare lì, quindi il 20 e 21 ottobre saremo a Cracovia nella Settimana delle Cultura Italiana. Poi Lenòr tornerà a Napoli dove abbiamo tante richieste soprattutto da parte delle scuole. A giungo sarò a Bari e Matera per due serate di lettura e musica, insieme al maestro Rino Marrone, dove leggerò i diari di Anna Magdalena Bach, seconda moglie del musicista. In luglio invece andrò a Roma, con L’abito nuovo, nel giardino segreto di Palazzo Venezia. E intanto sto lavorando con Carlo Bruni e i miei due amici Vito e Luciano di “Atelier 1900” ad un nuovo spettacolo sulla stilista Elsa Schiapparelli. In maggio sarò anche al Salone del Libro di Torino per leggere i diari della moglie di De Nittis, durante la presentazione del catalogo dedicato alla collezione di Barletta, a cura di Christine Farese Sperken».

(Maria Grazia Rongo)

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