LA RELAZIONE DI MARCELLO IGNONE ALLA PRESENTAZIONE DEL DIZIONARIO MESAGNESE

Il Dizionario Mesagnese di Marcello Ignone

Relazione per la giornata di presentazione

Domenica 24 novembre 2019 – Auditorium del
Castello di Mesagne
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Saluti

-Cosimo Faggiano, presidente dell’Associazione Giuseppe Di Vittorio

-Antonio Matarrelli, sindaco della città di Mesagne

-Mario Loizzo, presidente del Consiglio Regionale della Puglia

-Angelo Sconosciuto, dell’Istituto Culturale Storia e Territorio

Ringrazio ognuno di voi, anche chi, per lontananza o impegni non può fisicamente essere

presente a questa presentazione ma avrebbe desiderato esserci. È grazie al vostro

entusiasmo, figlio della curiosità intellettuale e dell’amore per la nostra terra, che siamo qui

e sono possibili simili pubblicazioni.

Ringraziamenti

Prima di dire qualcosa sul Dizionario, permettetemi di ringraziare
chi, nel tempo e con impegno diverso, ha contribuito a rendere possibile questa
pubblicazione. Molti dei loro nomi sono riportati nel Dizionario, nella sezione Ringraziamenti
a pag. 857. Alcune di queste persone oggi non ci sono più e ricordarle è un
modo di farle rivivere tra di noi.

Riportare tutti, anche chi ha indirettamente contribuito alla realizzazione di questo Dizionario,
non è possibile.

Il Dizionario è dedicato ai miei adorati nipotini, Alice e Valerio, non solo per una profonda
questione affettiva, ma perché questo lavoro è concepito come la “consegna” di un testimone

alle giovani generazioni. Del resto la parola “tradizione” deriva dal latino traditio,
che vuol dire, appunto, “consegna, trasmissione”.

Ringrazio mia moglie Rosanna e i miei figli Marco e Davide, con le rispettive mogli,

Alessandra e Laura, vere figlie per me, a cui ho sottratto, per completare questo lavoro,

parte del tempo che avrei potuto dedicare loro.

Ringrazio anche chi, a titolo diverso, ha permesso la pubblicazione di questo Dizionario:

-Giuseppe Giordano e la sua casa editrice “Sulla rotta del sole”;

-Mario Ignone, il primo a vedere il menabò e a spronarmi nel pubblicarlo;

-Vincenzo Montanaro, messaggero concreto della nostra “mesagnesità”;

-Maria Cardone, sensibile ed esperta “proto”, come si dice in gergo;

-Pierangelo Argentieri, per il suo fattivo contributo;

-Antonio Locorotondo, l’anima infaticabile della Locopress.

Perché Il Dizionario Mesagnese?

Prima di rispondere va detto che questa breve relazione è organizzata come un’intervista,

con poche e mirate domande, semplicemente per non annoiarvi; sono le stesse domande che, penso, ognuno di voi avrebbe desiderato porre. Avendo il Dizionario finalmente tra le mani,

vi invito a farvi riferimento di volta in volta, perché, naturalmente, è sul Dizionario
che io mi baserò, seppur brevemente.

La risposta alla domanda è tutta in un “sussulto di identità”.

In un mondo profondamente cambiato rispetto a quello dei
nostri avi, mi preoccupa la scomparsa delle identità, e pur consapevole
dell’impari lotta (si pensi per un attimo allo strapotere digitale), questo
lavoro si propone di salvare e recuperare specificità talvolta perse nelle
nebbie del tempo; addirittura, suggerisce di indossare con orgoglio la nostra mesagnesità in un mondo appiattito, confuso e troppo spesso senza memoria storica.

Quali sono gli obiettivi del Dizionario?

Nella mia “prefazione”, a pag. 21, sono brevemente sintetizzati.

-Preservare l’identità del dialetto mesagnese

-Far conoscere il dialetto agli stessi Mesagnesi

-Difendere il dialetto da forme di corruzione.

La corretta fruizione del dialetto e la conservazione dei termini tradizionali eviteranno, almeno

lo spero, storture ed arbitrii, facendo meglio aderire fonia e grafia, lingua e cultura, storia e
tradizioni.

Ribadisco ancora una volta, riportando quanto da me scritto nella “prefazione”, si veda sempre

a pag. 21, che non è compito di un dizionario approfondire i fenomeni storici e culturali, e

pertanto i giochi, i proverbi, i soprannomi e le tradizioni in genere, anche se importanti, sono
presenti nel Dizionario in quanto documenti linguistici. Di essi o ce ne siamo già occupati,

si veda la pubblicazione sui soprannomi o ce ne stiamo occupando con articoli e
pubblicazioni ulteriori, ad esempio riguardo ai giochi e alle tradizioni.

L’assenza del Dizionario del dialetto mesagnese ha accresciuto errori ed omissioni,
ha portato alla scomparsa di termini che non erano più parte del vissuto quotidiano
ma che registravano i comportamenti, le relazioni, i giochi, gli usi, le tradizioni,

le regole, i valori del popolo mesagnese.

Ogni lingua si modifica nel tempo, ma se scompare del tutto insieme ad essa scompare
anche la comunità che la esprime; insomma, preservare il dialetto vuol dire
anche preservare l’intera cultura, cioè la nostra identità di comunità, che
esso veicola.

Il Dizionario, quindi, deve essere visto come un argine
alla lenta scomparsa del nostro dialetto e, con esso, della nostra secolare
cultura.

Il Dizionario non è solo un elenco di termini, ma è un importante e basilare
bene culturale esso stesso; è un documento vivo e concreto della nostra mesagnesità.
Documenta un patrimonio linguistico da tutelare.

Pasolini diceva che il processo di omologazione ha cancellato ogni differenza di lingua
e, quindi, di cultura. Occorre, quindi, recuperare  e fruire il dialetto perché l’italiano ci fu
imposto, anche con la forza, ma la nostra storia ci è stata tramandata dal dialetto.

Il nostro dialetto non è stato mai imposto a nessuno, è la lingua dei nostri avi,
delle nostre tradizioni, dei nostri valori; è vero che è stato trasmesso solo
oralmente, ma proprio per questo occorre documentarlo con attenzione, visto che
la nostra storia linguistica rischia o la sua corruttela o la sua scomparsa in
un mondo plurale e tecnologicamente avanzato.

La composizione di un dizionario, e nello specifico dialettale, è opera complessa,
ma lo è ancor di più se la lingua oggetto del dizionario è stata nel tempo essenzialmente
orale, come il dialetto mesagnese, che non ha documenti dialettali di rilievo e la sua
trasmissione è sempre stata orale, scarsamente documentata in forma scritta.
Naturalmente fino ad oggi.

Non è questa l’occasione per analizzare le ragioni
storiche, politiche, sociali e culturali di questa insufficienza di scritti sul e in dialetto da parte di intellettuali e studiosi mesagnesi tra Ottocento e Novecento;
sta di fatto che solo a partire dagli anni Settanta del secolo scorso sono apparsi
in modo abbastanza copioso testi dialettali mesagnesi. E quando dico “copioso” mi riferisco in particolare alle poesie dialettali. Potete constatare voi stessi, andando a consultare a pag. 859 la “bibliografia”,l’apporto dei nostri poeti locali.
Corre l’obbligo, quindi, di ringraziare i nostri scrittori locali che hanno composto
in dialetto, perché hanno letteralmente salvato parole, personaggi, usi e costumi
dall’oblio, ma non possiamo, comunque, non notare l’eccessiva libertà linguistica, al punto
che alcuni poeti hanno fatto uso di un vernacolo personale, spesso senza alcuna ricerca o preoccupazione formale.
Oltre a Bardicchia, che collaborò con Simone Murri (era il 1980) ad una sorta di banca dati
dei termini dialettali mesagnesi, ricordiamo altri nostri poeti: Belfiore, Caponegro,
Carparelli, Castrignanò, Cavaliere, Crastolla, Deleo, Di, Facecchia, Galasso, Giordano,
Malvindi, Perrucci, Ribezzi, Scalera, Siano, Simone, Vitrugno, Zurlo.
Se ne ho dimenticato qualcuno, chiedo venia.

Successivamente, come riporta Angelo Sconosciuto nella sua introduzione, si veda
pag. 19, un primo repertorio del dizionario mesagnese fu pubblicato nel 1999 dal sottoscritto
e a questo fece seguito una raccolta di termini e modi di dire di Antonio Cortese.
Ho solo qualche notizia di elenchi di termini dialettali, di lodevoli intenzioni di scrivere dizionari, raccogliere proverbi e modi di dire, rimasti però nel limbo delle intenzioni o chiusi in qualche cassetto.

Qual è il significato della copertina?
La sola foto che troverete nel volume è quella utilizzata per la copertina del
“Dizionario Mesagnese”; la foto è di Rita Fasano e Vito De Guido, a
cui va il mio doveroso ringraziamento; questa foto riproduce, come abbiamo
scritto e come mi è stato detto, una processione a Mesagne; la data è il 17
marzo 1949; esiste anche un’altra foto, con la stessa data, pubblicata sul
libro “Novecento” dai ragazzi della Scuola Media Aldo Moro; questa
seconda foto mi è stata suggerita da Cosimo Pasimeni che ringrazio anche per

le preziose notizie, e riproduce, almeno pare, la stessa processione ma subito dopo,
qualche metro più avanti…
La ragione per cui ho scelto questa foto per la copertina del Dizionario, tra alcune foto,
è dovuta al fatto che gli scopi, naturalmente su piani diversi, coincidono:
missione e giovani; la mission del Dizionario è di recuperare le nostre
radici che devono essere rese fruibili da tutti ma in particolare dai giovani,
lungo un filo rosso di continuità, necessario alla sopravvivenza, all’identità,
come prima abbiamo detto, della nostra comunità.
Per spiegarmi, faccio un esempio riguardante un albero, abbastanza calzante di
questi tempi, poco felici anche per gli alberi.
Un albero deve avere ben salde e vive le sue radici; può anche avere, in apparenza,
un tronco massiccio, il fluire delle tradizioni e della storia del paese, e una folta
chioma, il volto della modernità e il suo protendersi verso il futuro, ma senza
radici è comunque spacciato.

Si potrà mai “completare” Il Dizionario mesagnese?
Difficile rendere completo il Dizionario, del resto abbiamo solo un’idea vaga della
capienza massima, del serbatoio di parole del dialetto mesagnese, considerato che,
gioco forza, la nostra memoria storica spazia nel Novecento (avendo iniziato a documentare
ed archiviare a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, quando ancora qualche
nostro avo, nato sul finire dell’Ottocento era ancora vivo), visto che i documenti dialettali precedenti, cioè relativi all’Ottocento e prima della Grande Guerra, sono rari; comunque, ho tentato di avvicinarmi il più possibile alla capienza massima, attraverso un attento lavoro di recupero dei termini e delle varianti.

Tutti gli esempi dialettali riportati nel Dizionario derivano direttamente dalla
realtà mesagnese, esito originale di ricerche sul campo, testimonianze e studi.

Proprio a causa della carenza di documenti scritti, la ricerca ha privilegiato le forme
espressive comuni del popolo mesagnese che ha tramandato oralmente la sua cultura
e con essa anche la sua stessa lingua.

Che cosa contiene Il Dizionario Mesagnese?
Prima di rispondere a questa domanda, occorre rispondere ad un’altra: perché proprio
un dizionario?
Per l’Accademia della Crusca, un “dizionario è più esteso di un vocabolario in
quanto si può riferire a trattazioni disposte in ordine alfabetico, ma non
propriamente lessicali”.
La parola dizionario deriva dal latino medievale, dictionarium, a sua volta derivata
da dictio, dizione, ed indica propriamente una raccolta di parole di una determinata
lingua, nel nostro caso il dialetto mesagnese, anche con indicazione sommaria
dei casi anomali, ad esempio delle varianti; le parole sono disposte secondo
criteri prefissati e accompagnate dalla definizione del significato delle parole stesse.
Se la definizione del significato delle parole avviene mediante traduzione in un’altra
lingua, come nel nostro caso, si ha un dizionario bilingue (mesagnese-italiano e non
mesagnese-mesagnese).

I dizionari possono contenere anche l’etimologia delle parole, come nel nostro caso.
Il criterio seguito nella registrazione dei vocaboli è quello alfabetico; all’interno del
lemma il criterio è dato dalla frequenza d’uso sia del significato che del modo di dire,
piuttosto che della locuzione o del proverbio.
Per fare un solo esempio concreto, avendo tra le mani il Dizionario, andiamo a
vedere insieme a pag. 281 il verbo fari, un vero e proprio verbo tuttofare, un verbo
“minestrone”.
Tra parentesi quadre troviamo le indicazioni grammaticali necessarie per inquadrarlo
e poi, numerati, i diversi significati,in ordine di frequenza d’uso. Per cui si va da “fare”, punto 1. fino al punto 8. “vergognarsi a, di”. Successivamente trovate, tra parentesi tonde, il participio passato, necessario per aggettivare e formare i composti,
la coniugazione del verbo, le contrazioni dell’uso quotidiano, le diverse locuzioni e i modi di dire, anche questi attestati secondo la frequenza d’uso documentata a Mesagne,
dalla più frequente alla meno frequente, secondo un ordine interno decrescente fino ai
proverbi, sempre con le possibili varianti e, per finire, l’etimologia.

Fari [fàri – v. tr. e intr., v. rifl., loc. v., con.
irr.] 1. fare; compiere; eseguire; produrre; costruire 2. maturare; cuocere; cucinare

  1. partorire; frequentare; causare; esercitare un lavoro, un mestiere, una professione
  2. interpretare; imitare; nominare; riordinare; rassettare; far pagare; percorrere
  3. compiere gli anni; decidere; dare come spettacolo 6. avere efficacia;
    essere adatto; importare; eseguire 7. diventare; farsi; permettersi;
    comportarsi da 8. avere soggezione, timore; non osare; vergognarsi a, di
    (part. pass. fattu;./.mdd. facimu ca
    eti ccussì, ammettiamo che sia così; ha fattu bbuenu, hai fatto bene; comu faci ti nomi?

lett. come fai di nome? come fa di nome? Come ti chiami? come si chiama? fari benzina,

rifornirsi di carburante;

./.

fazza Ddiu! sia fatta la volontà di Dio! piacesse a Dio! volesse il cielo!

./.

fari sotta, farsi addosso, orinarsi addosso; ma fatti sotta! vale come sfida
verso qlcu. a farsi avanti;

./.

fari terra pi cciciri, morire;

./.

prov. e ll’amu fattu lu furnu a ccannizzu,
lett. e abbiamo costruito la volta del forno a canniccio, detto spec. da chi vive
in condizioni di povertà e fa quel che può, o non vuol lavorare in perdita, o
non vuole avere una fregatura, o quando una situazione volge al peggio, o
quando si sollecita un lavoro che va a rilento;

./.

cfr. it. fare; < lat. facěre,
fare).
Che cosa troverete, allora, all’interno del Dizionario?

-oltre 8500 termini dialettali mesagnesi

-l’etimologia di quasi tutti i vocaboli dialettali

-migliaia di modi di dire e proverbi tipici mesagnesi

-migliaia di esempi tratti dalla realtà mesagnese

-le indicazioni grammaticali più comuni

-una prima grammatica del dialetto mesagnese

-migliaia di rimandi tra sinonimi e contrari

-i soprannomi tipici del contesto culturale mesagnese

-centinaia di riferimenti alle storie e alle tradizioni popolari.

Avendo finalmente in mano Il Dizionario Mesagnese, potete approfondire questi temi e

altri singoli aspetti;
per farlo insieme, come già successo recentemente, nel corso da me svolto sul
dialetto mesagnese presso l’Associazione Giuseppe Di Vittorio lo scorso anno,
si può pensare ad una futura serata per approfondire alcuni aspetti specifici del
nostro dialetto, visto che oggi, durante la giornata di presentazione, non mi
pare il caso di farlo.

Grazie per la partecipazione e l’attenzione ed auguro ad ognuno di voi buona domenica.

Marcello
Ignone

 

www.divittoriomesagne.it

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