Ricordando Enrico Berlinguer a 34 anni da quell’11 giugno 1984

Passando in rassegna i libri che la Editrice sindacale della CGIL ha donato all’ Associazione “Giuseppe Di Vittorio”, mi è
capitato tra le mani il libro di Adriano Guerra : La solitudine di Berlinguer. Governo ,etica e politica. Dal” no” a
Mosca alla “questione morale” .
Ho deciso di leggerlo prima di ogni altro. Il caso ha voluto che capitasse tra le mie mani proprio nelle stesse ore che 34
anni fa mi videro vivere, insieme a tantissimi altri, il pathos per la sorte dell’uomo che era il nostro riferimento più
importante . Tornano allora in mente episodi e vicende eccezionali e straordinari vissuti nei giorni drammatici della
morte di Berlinguer avvenuta l’11 giugno 1984.
La notizia piombò alle 12,45 di quel l’undici giugno, mentre eravamo nella Federazione del PCI. Il ricordo è nitido di
quel giorno e anche di quella che era la sede storica in via Saponea 12, traversa di corso Garibaldi. Un appartamento
al piano rialzato dalle volte molto basse e dove le riunioni avvenivano sempre in una coltre di fumo. Berlinguer è
morto! Ci comunicarono.
In quei giorni stavamo nel pieno della campagna elettorale per le elezioni europee e a Brindisi erano impegnati nei
comizi l’on.le Gavino Angius, membro della segreteria Nazionale del PCI e il compianto on.le Alfredo Reichlin, della
Direzione, eletto deputato per più legislature nella nostra Circoscrizione.
Occorreva sospendere tutte le iniziative elettorali e chiamare alla mobilitazione per il grave evento tutte le strutture
del Partito, le Sezioni, le cellule dei posti di lavoro, quella dei lavoratori elettrici, la Sezione di Fabbrica della
Montedison e la Sezione Trasporti.
Verso le ore 15,00 da Roma ci comunicavano un’edizione straordinaria de l’Unità e che la nostra provincia era
impegnata a distribuire 10000 copie. Struggente il titolo dell’Unità per quella edizione: ENRICO E’ MORTO.
Il nostro lavoro di distribuzione partiva da Fasano dove arrivarono tutte le copie da Bari. Mentre caricavamo le copie
in auto, iniziava intorno alla sezione del PCI, cosa che vedemmo in tutte le realtà, una presenza sempre più massiccia
di semplici militanti e cittadini che si avvicinavano alla Sezione per esprimere cordoglio ai dirigenti del Partito e
attestavano con la loro firma la loro partecipazione. Anche questo avvenimento mi ha fatto pensare a quante copie
dell’Unità sono state diffuse nel corso degli anni, alle tante domeniche trascorse a distribuire il giornale fondato da
Antonio Gramsci nei quartieri. Un giornale che è stato sempre presente nella vita democratica del Paese e che
riusciva a cogliere il vissuto della gente. Un giornale sostenuto dal sacrificio di tanti militanti e cittadini e che da alcuni
anni non esiste più. Davvero una significativa perdita per il mondo dell’informazione.
In cinque ore il giornale venne distribuito nei venti comuni della nostra provincia. Notavamo sempre più la
moltitudine di gente che attorniava le nostre sedi. Era il segnale di ciò che avvenne poi il 13 giugno a Roma durante i
funerali, dove vi fu un’immensa folla a tributare l’ultimo saluto. Emerse il forte legame tra Enrico Berlinguer e i
cittadini. “…un uomo politico attorno al quale già quando era in vita aveva preso il via presso masse assai vaste un
sentimento di identificazione”.
Riflettendo ancora sul libro “ La solitudine di Berlinguer”, egli non era dunque in solitudine rispetto alle masse
popolari, visto l’affetto che gli veniva tributato in tante manifestazioni, ma, come riprende l’introduzione del libro,
Berlinguer era in solitudine nel momento delle scelte e delle decisioni importanti della vita del Paese. In quei giorni
della Campagna Elettorale per le Europee, ciò che era sicuramente presente a Berlinguer ,era che dopo il voto ci
sarebbe stata una Direzione Nazionale assai difficile e dagli esiti davvero incerti. Eravamo nel pieno del dibattito e
della mobilitazione a difesa della Scala Mobile.

di Cosimo Zullo
cozullo@libero.it

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