Un contributo di Giancarlo Canuto in occasione della giornata della memoria

La “Memoria” di un “sempre” accanto a noi

Nei post di questi giorni che ricordano sui social la tragedia dell’Olocausto ve n’è uno particolarmente efficace che ci “rammenta” come le camere a gas furono solo l’epilogo di un lungo percorso di annichilimento e sopraffazione realizzatosi nella indifferenza, se non nella condivisione, di una larghissima parte di opinione pubblica.

E’ questo il dato della “memoria” più spaventoso subito dopo l’orrore di ciò cha hanno subito milioni di ebrei insieme a minoranze di ogni tipo. Dopo il loro eccidio emerge in maniera netta la responsabilità dei popoli che lo hanno permesso. E se la tragedia dei campi di sterminio ha avuto bisogno del suo tempo per essere scoperta, rifiutata e infine dolorosamente subita, non è stato così per come – prima della guerra – sono stati trattati gli ebrei e le minoranze durante il nazismo ed il fascismo.

E con coraggiosa sensibilità lo ha ricordato il 25 gennaio il Presidente Mattarella, che già aveva compiuto un altro atto di grande valore simbolico nominando a senatrice a vita Liliana Segre sopravvissuta ai campi di sterminio, nella giornata di celebrazione della memoria ricorda queste corresponsabilità: “Ideate e scritte di pugno da Mussolini, trovarono a tutti i livelli delle istituzioni, della politica, della cultura e della società italiana connivenze, complicità, turpi convenienze, indifferenza. Quella stessa indifferenza, come ha sovente sottolineato la senatrice Segre, che rappresenta l’atteggiamento più insidioso e gravido di pericoli”.

Ed è questa “indifferenza”, così radicata nell’animo umano, a rendere possibili gli stermini che dalla seconda guerra mondiale in poi non si sono mai arrestati. Certo mai pianificati e organizzati come la follia nazista è stata capace di fare ma egualmente cariche di efferatezza e di violenza.

La fine del secolo scorso ha conosciuto, questa volta in mondovisione, nella civilissima Europa la guerra dei Balcani con la riedizione di uno sterminio, per cosiddette “pulizie etniche”, perpetuato senza una reazione – interna ed esterna a quei Paesi – efficace e adeguata all’immensa gravità di quegli atti.

I milioni di profughi che da decenni, a causa delle guerre e delle carestie, vivono in condizioni disumane in “campi” che non sono di sterminio pur raggiungendo egualmente questo scopo, probabilmente non voluto, togliendo storia, dignità e poi anche la vita a soggetti poverissimi estirpati dalle loro terre.

E quelle migliaia che riescono a trovare risorse e percorsi per viaggi della speranza che li allontani dalla morte sicura non trovano forse fili spinati ma ostacoli più insuperabili di quel filo e di quelle mitragliatrice sulle torrette di vigilanza. E semmai riescono a superarli da vivi devono affrontare l’ultima prova, quelle di attraversare il mare Mediterraneo, ammassati e stipati in maniera indegna e con i governi occidentali, sotto la spinta delle opinioni pubbliche, che legiferano per rendere il più difficile possibile ogni forma di soccorso.

La “Memoria” è il “sempre” che accade accanto a noi e chiede a ciascuno da che parte vuole stare.

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